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374 giornata quinta

che Giacomino non vi cenava, e gli disse che presso della casa dimorasse, sí che, quando vedesse un segno che ella farebbe, egli venisse ed entrassesene dentro. Venuta la sera, non sappiendo i due amanti alcuna cosa l’un dell’altro, ciascun, sospettando dell’altro, con certi compagni armati a dovere entrare in tenuta andò: Minghino co’ suoi a dovere il segno aspettar si ripose in casa d’un suo amico vicin della giovane; Giannole co’ suoi alquanto dalla casa stette lontano. Crivello e la fante, non essendovi Giacomino, s’ingegnavano di mandare l’un l’altro via. Crivello diceva alla fante: — Come non ti vai tu a dormire oramai? Che ti vai tu pure avviluppando per casa? — E la fante diceva a lui: — Ma tu perché non vai per signorto? Che aspetti tu oramai qui, poi hai cenato? — E cosí l’uno non poteva l’altro far mutar di luogo. Ma Crivello, conoscendo l’ora posta con Giannole esser venuta, disse seco: — Che curo io di costei? Se ella non istará cheta, ella potrá aver delle sue. — E fatto il segno posto, andò ad aprir l’uscio: e Giannole prestamente venuto, con due de’ compagni andò dentro, e trovata la giovane nella sala, la presono per menarla via. La giovane cominciò a resistere ed a gridar forte, e la fante similmente; il che sentendo Minghino, prestamente co’ suoi compagni lá corse, e veggendo la giovane giá fuor dell’uscio tirare, tratte le spade fuori, gridaron tutti: — Ahi! traditori, voi siete morti; la cosa non andrá cosí; che forza è questa? — E questo detto, gl’incominciarono a fedire: e d’altra parte, la vicinanza, uscita fuori al romore e co’ lumi e con armi, cominciarono questa cosa a biasimare e ad aiutar Minghino; per che, dopo lunga contesa, Minghino tolse la giovane a Giannole e rimisela in casa di Giacomino: né prima si partí la mischia, che i sergenti del capitan della terra vi sopraggiunsero e molti di costor presero, e tra gli altri furon presi Minghino e Giannole e Crivello, ed in prigione menatine. Ma poi racquetata la cosa e Giacomino essendo tornato, e di questo accidente molto malinconoso, esaminando come stato fosse e trovato che in niuna cosa la giovane aveva colpa, alquanto si die’ piú pace, proponendo seco, acciò che piú simil caso non avvenisse, di doverla come piú