che è allato alla sua camera e sopra il suo giardino, e quivi mi dormirei, ed udendo cantare l’usignuolo ed avendo il luogo piú fresco, molto meglio starei che nella vostra camera non fo. — La madre allora disse: — Figliuola, confortati; io il dirò a tuo padre, e come egli vorrá, cosí faremo. — Le quali cose udendo messer Lizio dalla sua donna, per ciò che vecchio era e da questo forse un poco ritrosetto, disse: — Che rusignuolo è questo a che ella vuol dormire? Io la farò ancora addormentare al canto delle cicale. — Il che la Caterina sappiendo, piú per isdegno che per caldo, non solamente la seguente notte non dormí, ma ella non lasciò dormir la madre, pur del gran caldo dolendosi; il che avendo la madre sentito, fu la mattina a messer Lizio e gli disse: — Messer, voi avete poco cara questa giovane; che vi fa egli perché ella sopra quel veron si dorma? Ella non ha in tutta notte trovato luogo di caldo; ed oltre a ciò, maravigliatevi voi perché egli le sia in piacere l’udir cantar l’usignuolo, che è una fanciullina? I giovani son vaghi delle cose simiglianti a loro. — Messer Lizio, udendo questo, disse: — Via, faccialevisi un letto tale quale egli vi cape, e fállo fasciar da torno d’alcuna sargia: e dormavi ed oda cantar l’usignuolo a suo senno! — La giovane, saputo questo, prestamente vi fece fare un letto; e dovendovi la sera vegnente dormire, tanto attese che ella vide Ricciardo, e fecegli un segno posto tra loro, per lo quale egli intese ciò che far si dovea. Messer Lizio, sentendo la giovane essersi andata a letto, serrato uno uscio che della sua camera andava sopra il verone, similmente s’andò a dormire. Ricciardo, come d’ogni parte sentí le cose chete, con l’aiuto d’una scala salí sopra un muro, e poi d’in su quel muro appiccandosi a certe morse d’uno altro muro, con gran fatica e pericolo se caduto fosse, pervenne in sul verone, dove chetamente con grandissima festa dalla giovane fu ricevuto: e dopo molti basci si coricarono insieme e quasi per tutta la notte diletto e piacer presono l’un dell’altro, molte volte faccendo cantar l’usignuolo. Ed essendo le notti piccole ed il diletto grande, e giá al giorno vicino, il che essi non credevano, e sí ancora riscaldati sí dal tempo e sí dallo scherzare, senza