esser contenti. — I due fratelli, come che molta speranza non prendessono di questo, nondimeno se n’andarono ad una religione di frati e domandarono alcun santo e savio uomo che udisse la confessione d’un lombardo che in casa loro era infermo: e fu lor dato un frate antico di santa e di buona vita, e gran maestro in Iscrittura e molto venerabile uomo, nel quale tutti i cittadini grandissima e speziale divozione aveano, e lui menarono. Il quale, giunto nella camera dove ser Ciappelletto giacea ed allato postoglisi a sedere, prima benignamente il cominciò a confortare ed appresso il domandò, quanto tempo era che egli altra volta confessato si fosse. Al quale ser Ciappelletto, che mai confessato non s’era, rispose: — Padre mio, la mia usanza suole essere di confessarmi ogni settimana almeno una volta: senza che, assai sono di quelle che io mi confesso piú; è il vero che, poi che io infermai, che son passati da otto dí, io non mi confessai, tanta è stata la noia che la ’nfermitá m’ha data. — Disse allora il frate: — Figliuol mio, bene hai fatto, e cosí si vuol fare per innanzi; e veggio che, poi sí spesso ti confessi, poca fatica avrò d’udire o di domandare. — Disse ser Ciappelletto: — Messer lo frate, non dite cosí; io non mi confessai mai tante volte né sí spesso, che io sempre non mi volessi confessare generalmente di tutti i miei peccati che io mi ricordassi dal dí che io nacqui infino a quello che confessato mi sono: e per ciò vi priego, padre mio buono, che cosí puntalmente d’ogni cosa mi domandiate come se mai confessato non mi fossi, e non mi riguardate perché io infermo sia, ché io amo molto meglio di dispiacere a queste mie carni che, faccendo agio loro, io facessi cosa che potesse essere perdizione dell’anima mia, la quale il mio Salvatore ricomperò col suo prezioso sangue. — Queste parole piacquero molto al santo uomo e parvongli argomento di bene disposta mente; e poi che a ser Ciappelletto ebbe molto commendato questa sua usanza, il cominciò a domandare se egli mai in lussuria con alcuna femina peccato avesse. Al quale ser Ciappelletto sospirando rispose: — Padre mio, di questa parte mi vergogno io di dirvene il vero, temendo di non peccare in vanagloria. —