suoi lavoratori si dimorasse; la qual cosa a Cimone fu carissima, per ciò che i costumi e l’usanze degli uomini grossi gli eran piú a grado che le cittadine. Andatosene adunque Cimone alla villa, e quivi nelle cose pertinenti a quella esercitandosi, avvenne che un giorno, passato giá il mezzodí, passando egli da una possessione ad un’altra con un suo bastone in collo, entrò in un boschetto il quale era in quella contrada bellissimo, e per ciò che del mese di maggio era, tutto era fronzuto; per lo quale andando, s’avvenne, sí come la sua fortuna il vi guidò, in un pratello d’altissimi alberi circuito, nell’un de’ canti del quale era una bellissima fontana e fredda, allato alla quale vide sopra il verde prato dormire una bellissima giovane con un vestimento indosso tanto sottile, che quasi niente delle candide carni nascondea: ed era solamente dalla cintura ingiú coperta d’una coltre bianchissima e sottile; ed a’ piè di lei similmente dormivano due femine ed uno uomo, servi di questa giovane. La quale come Cimon vide, non altramenti che se mai piú forma di femina veduta non avesse, fermatosi sopra il suo bastone, senza dire alcuna cosa, con ammirazion grandissima la ’ncominciò intentissimo a riguardare: e nel rozzo petto, nel quale per mille ammaestramenti non era alcuna impressione di cittadinesco piacere potuta entrare, sentí destarsi un pensiero il quale nella materiale e grossa mente gli ragionava, costei essere la piú bella cosa che giá mai per alcun vivente veduta fosse. E quinci cominciò a distinguer le parti di lei, lodando i capelli, li quali d’oro estimava, la fronte, il naso e la bocca, la gola e le braccia, e sommamente il petto, poco ancora rilevato: e di lavoratore, di bellezza subitamente giudice divenuto, seco sommamente disiderava di veder gli occhi, li quali ella, da alto sonno gravati, teneva chiusi: e per vedergli, piú volte ebbe volontá di destarla. Ma parendogli oltre modo piú bella che l’altre femine per addietro da lui vedute, dubitava non fosse alcuna dea: e pur tanto di sentimento avea, che egli giudicava le divine cose essere di piú reverenza degne che le mondane, e per questo si riteneva, aspettando che da se medesima si svegliasse; e come che lo ’ndugio gli paresse troppo, pur, da non