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novella quarta | 301 |
[IV]
Gerbino contra la fede data dal re Guiglielmo suo avolo combatte una nave del re di Tunisi per tôrre una sua figliuola; la quale uccisa da quegli che sú v’erano, loro uccide, ed a lui è poi tagliata la testa.
La Lauretta, fornita la sua novella, taceva, e tra la brigata chi con un chi con uno altro della sciagura degli amanti si dolea, e chi l’ira della Ninetta biasimava, e chi una cosa e chi altra diceva, quando il re, quasi da profondo pensier tolto, alzò il viso e ad Elissa fe’ segno che appresso dicesse; la quale umilmente incominciò:
Piacevoli donne, assai son coloro che credono, Amor solamente dagli occhi acceso le sue saette mandare, coloro schernendo che tener vogliono che alcun per udita si possa innamorare; li quali essere ingannati assai manifestamente apparirá in una novella la qual dire intendo, nella quale non solamente ciò la fama, senza aversi veduto giá mai, avere operato vedrete, ma ciascuno a misera morte aver condotto vi fia manifesto.
Guiglielmo secondo, re di Cicilia, come i ciciliani vogliono, ebbe due figliuoli, l’uno maschio e chiamato Ruggeri, l’altro femina, chiamata Gostanza. Il quale Ruggeri, anzi che il padre morendo, lasciò un figliuolo nominato Gerbino, il quale, dal suo avolo con diligenza allevato, divenne bellissimo giovane e famoso in prodezza ed in cortesia. Né solamente dentro a’ termini di Cicilia stette la sua fama racchiusa, ma in varie parti del mondo sonando, in Barberia era chiarissima, la quale in quei tempi al re di Cicilia tributaria era. E tra gli altri alli cui orecchi la magnifica fama delle vertú e della cortesia del Gerbin venne, fu ad una figliuola del re di Tunisi, la qual, secondo che ciascun che veduta l’avea ragionava, era una delle piú belle creature che mai dalla natura fosse stata formata, e la piú costumata e con nobile e grande animo. La quale, volentieri de’ valorosi uomini ragionare udendo, con tanta affezione le cose valorosamente operate dal Gerbino da