con quella, adoperandol tu, che tu giá tanto cara guardasti. E con qual compagnia ne potrei io andar piú contenta o meglio sicura a’ luoghi non conosciuti che con lei? Io son certa che ella è ancora quinc’entro e riguarda i luoghi de’ suoi diletti e de’ miei, e come colei che ancora son certa che m’ama, aspetta la mia dalla quale sommamente è amata. — E cosí detto, non altramenti che se una fonte d’acqua nella testa avuta avesse, senza fare alcun feminil romore, sopra la coppa chinatasi, piagnendo cominciò a versar tante lagrime, che mirabile cosa furono a riguardare, basciando infinite volte il morto cuore. Le sue damigelle, che da torno le stavano, che cuore questo si fosse o che volesson dir le parole di lei non intendevano, ma da compassion vinte tutte piagnevano: e lei pietosamente della cagion del suo pianto domandavano invano, e molto piú, come meglio sapevano e potevano, s’ingegnavano di confortarla. La qual poi che quanto le parve ebbe pianto, alzato il capo e rasciuttisi gli occhi, disse: — O molto amato cuore, ogni mio uficio verso te è fornito, né piú altro mi resta a fare se non di venire con la mia anima a fare alla tua compagnia. — E questo detto, si fe’ dare l’orcioletto nel quale era l’acqua che il dí davanti aveva fatta; la quale mise nella coppa ove il cuore era, da molte delle sue lagrime lavato: e senza alcuna paura postavi la bocca, tutta la bevve, e bevutala, con la coppa in mano se ne salí sopra il suo letto, e quanto piú onestamente seppe compose il corpo suo sopra quello ed al suo cuore accostò quello del morto amante: e senza dire alcuna cosa aspettava la morte. Le damigelle sue, avendo queste cose e vedute ed udite, come che esse non sapessero che acqua quella fosse la quale ella bevuta aveva, a Tancredi ogni cosa avean mandato a dire, il qual, temendo di quello che sopravvenne, presto nella camera scese della figliuola. Nella qual giunse in quella ora che essa sopra il suo letto si pose: e tardi con dolci parole levatosi a suo conforto, veggendone i termini ne’ quali era, cominciò dolorosamente a piagnere; al quale la donna disse: — Tancredi, sèrbati coteste lagrime a meno disiderata fortuna che questa, né a me le dare, che non le disidero. Chi