operarono; laonde, venuto il dí seguente, fattasi il prenze venire una grande e bella coppa d’oro e messo in quella il cuor di Guiscardo, per un suo segretissimo famigliare il mandò alla figliuola ed imposegli che quando gliele desse, dicesse: — Il tuo padre ti manda questo per consolarti di quella cosa che tu piú ami, come tu hai lui consolato di ciò che egli piú amava. — Ghismunda, non ismossa dal suo fiero proponimento, fattesi venire erbe e radici velenose, poi che partito fu il padre, quelle stillò ed in acqua ridusse, per presta averla se quello di che ella temeva avvenisse. Alla quale venuto il famigliare e col presento e con le parole del prenze, con forte viso la coppa prese, e quella scoperchiata, come il cuor vide e le parole intese, cosí ebbe per certissimo, quello essere il cuor di Guiscardo; per che, levato il viso verso il famigliar, disse: — Non si convenia sepoltura men degna che d’oro a cosí fatto cuore chente questo è; discretamente in ciò ha il mio padre adoperato. — E cosí detto, appressatolsi alla bocca, il basciò, e poi disse: — In ogni cosa sempre ed infino a questo stremo della vita mia ho verso me trovato tenerissimo del mio padre l’amore, ma ora piú che giá mai: e per ciò l’ultime grazie, le quali rendergli debbo di cosí gran presento, da mia parte gli renderai. — Questo detto, rivolta sopra la coppa la quale stretta teneva, il cuor riguardando, disse: — Ahi! dolcissimo albergo di tutti i miei piaceri, maladetta sia la crudeltá di colui che con gli occhi della fronte or mi ti fa vedere! Assai m’era con quegli della mente riguardarti a ciascuna ora. Tu hai il tuo corso fornito, e di tale chente la fortuna tel concedette, ti se’ spacciato; venuto se’ alla fine alla qual ciascun corre; lasciate hai le miserie del mondo e le fatiche, e dal tuo nemico medesimo quella sepoltura hai che il tuo valore ha meritata. Niuna cosa ti mancava ad aver compiute esequie, se non le lagrime di colei la qual tu vivendo cotanto amasti; le quali acciò che tu l’avessi, pose Iddio nell’animo al mio dispietato padre che a me ti mandasse, ed io le ti darò, come che di morire con gli occhi asciutti e con viso da niuna cosa spaventato proposto avessi: e dateleti, senza alcuno indugio farò che la mia anima si congiugnerá