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280 giornata quarta

farmi. Dall’una parte mi trae l’amore il quale io t’ho sempre piú portato che alcun padre portasse a figliuola, e d’altra mi trae giustissimo sdegno preso per la tua gran follia: quegli vuole che io ti perdoni e questi vuole che io contro a mia natura in te incrudelisca; ma prima che io partito prenda, disidero d’udire quello che tu a questo déi dire. — E questo detto, basso il viso, piagnendo sí forte come farebbe un fanciul ben battuto. Ghismunda, udendo il padre e conoscendo non solamente il suo segreto amore esser discoperto, ma ancora preso Guiscardo, dolore inestimabile sentí ed a mostrarlo con romore e con lagrime, come il piú le femine fanno, fu assai volte vicina: ma pur questa viltá vincendo il suo animo altiero, il viso suo con maravigliosa forza fermò, e seco, avanti che a dovere alcun priego per sé porgere, di piú non istare in vita dispose, avvisando giá esser morto il suo Guiscardo; per che, non come dolente femina o ripresa del suo fallo, ma come noncurante e valorosa, con asciutto viso ed aperto e da niuna parte turbato cosí al padre disse: — Tancredi, né a negare né a pregare son disposta, per ciò che né l’un mi varrebbe né l’altro voglio che mi vaglia, ed oltre a ciò, in niuno atto intendo di rendermi benivola la tua mansuetudine ed il tuo amore: ma il vero confessando, prima con vere ragioni difender la fama mia e poi con fatti fortissimamente seguire la grandezza dell’animo mio. Egli è il vero che io ho amato ed amo Guiscardo, e quanto io viverò, che sará poco, l’amerò, e se appresso la morte s’ama, non mi rimarrò d’amarlo: ma a questo non m’indusse tanto la mia feminile fragilitá, quanto la tua poca sollecitudine del maritarmi e la vertú di lui. Esserti dové, Tancredi, manifesto, essendo tu di carne, aver generata figliuola di carne e non di pietra o di ferro; e ricordarti dovevi e déi, quantunque tu ora sii vecchio, chenti e quali e con che forza vengano le leggi della giovanezza: e come che tu, uomo, in parte ne’ tuoi migliori anni nell’armi esercitato ti sii, non dovevi di meno conoscere quello che gli ozi e le dilicatezze possano ne’ vecchi, non che ne’ giovani. Sono adunque, sí come da te generata, di carne, e sí poco vivuta, che ancor son giovane, e per l’una