messasi, senza essere da alcuna persona conosciuta, a Monpulier se ne venne: e quivi piú giorni riposata, e del conte e dove fosse avendo spiato, e sentendo, lui il dí d’ognissanti in Rossiglione dover fare una gran festa di donne e di cavalieri, pure in forma di pellegrina come uscita n’era, lá se n’andò. E sentendo le donne ed i cavalieri nel palagio del conte adunati per dovere andare a tavola, senza mutare abito, con questi suoi figliuoletti in braccio salita in su la sala, tra uomo ed uomo lá se n’andò dove il conte vide, e gittataglisi a’ piedi, disse piagnendo: — Signor mio, io sono la tua sventurata sposa, la quale, per lasciar te tornare e stare in casa tua, lungamente andata son tapinando. Io ti richeggio per Dio che le condizion postemi per li due cavalieri che io ti mandai, tu me l’osservi: ed ecco nelle mie braccia non un sol figliuolo di te, ma due, ed ecco qui il tuo anello. Tempo è adunque che io debba da te sí come moglie esser ricevuta secondo la tua promessa. — Il conte, udendo questo, tutto misvenne, e riconobbe l’anello ed i figliuoli ancora, sí simili erano a lui; ma pur disse: — Come può questo essere intervenuto? — La contessa, con gran maraviglia del conte e di tutti gli altri che presenti erano, ordinatamente ciò che stato era, e come, raccontò; per la qual cosa il conte, conoscendo lei dire il vero e veggendo la sua perseveranza ed il suo senno, ed appresso due cosí be’ figlioletti, e per servar quello che promesso avea e per compiacere a tutti i suoi uomini ed alle donne, che tutti pregavano che lei come sua legittima sposa dovesse omai raccogliere ed onorare, pose giú la sua ostinata gravezza ed in piè fece levar la contessa, e lei abbracciò e basciò e per sua legittima moglie riconobbe, e quegli per suoi figliuoli: e fattala di vestimenti a lei convenevoli rivestire, con grandissimo piacere di quanti ve n’erano e di tutti gli altri suoi vassalli che ciò sentirono, fece non solamente tutto quel dí, ma piú altri grandissima festa, e da quel dí innanzi, lei sempre come sua sposa e moglie onorando, l’amò e sommamente ebbe cara.