bellissimo anello, la licenziò. La donna, lieta del dono ed attendendo d’aver degli altri, alle compagne tornata, maravigliose cose cominciò a raccontare della santitá dell’abate e con loro a casa se ne tornò. Ivi a pochi dí Ferondo se n’andò alla badia, il quale come l’abate vide, cosí s’avvisò di mandarlo in purgatoro: e ritrovata una polvere di maravigliosa vertú la quale nelle parti di Levante avuta avea da un gran prencipe, il quale affermava, quella solersi usare per lo Veglio della montagna quando alcun voleva dormendo mandare nel suo paradiso o trarnelo, e che ella, piú e men data, senza alcuna lesione faceva per sí fatta maniera piú e men dormire colui che la prendeva, che, mentre la sua vertú durava, non avrebbe mai detto alcuno, colui in sé aver vita; e di questa tanta presane, che a far dormir tre giorni sufficiente fosse, ed in un bicchier di vino non ben chiaro ancora, nella sua cella, senza avvedersene Ferondo, gliele die’ bere, e lui appresso menò nel chiostro e con piú altri de’ suoi monaci di lui cominciarono e delle sue sciocchezze a pigliar diletto. Il quale non durò guari, che, lavorando la polvere, a costui venne un sonno subito e fiero nella testa, tale che stando ancora in piè s’addormentò, ed addormentato cadde. L’abate, mostrando di turbarsi dell’accidente, fattolo scignere e fatta recare acqua fredda e gittargliele nel viso, e molti suoi altri argomenti fatti fare, quasi da alcuna fumositá di stomaco o d’altro che occupato l’avesse gli volesse la smarrita vita ed il sentimento rivocare; veggendo l’abate ed i monaci che per tutto questo egli non si risentiva, toccandogli il polso e niun sentimento trovandogli, tutti per costante ebbero che fosse morto; per che, mandatolo a dire alla moglie ed a’ parenti di lui, tutti quivi prestamente vennero, ed avendolo la moglie con le sue parenti alquanto pianto, cosí vestito come era il fece l’abate mettere in uno avello. La donna si tornò a casa, e da un piccol fanciullin che di lui aveva disse che non intendeva partirsi giá mai; e cosí rimasasi nella casa, il figliuolo e la ricchezza che stata era di Ferondo cominciò a governare. L’abate con un monaco bolognese di cui egli molto si confidava e che quel dí quivi da Bologna era venuto, levatosi la notte tacitamente,