che oggi frati si chiamano, e cosí vogliono esser tenuti, niuna altra cosa hanno di frate se non la cappa, né quella altressí è di frate, perciò che, dove dagl’inventori de’ frati furono ordinate strette e misere e di grossi panni e dimostratrici dell’animo, il quale le temporali cose disprezzate avea quando il corpo in cosí vile abito avviluppava, essi oggi le fanno larghe e doppie e lucide e di finissimi panni, e quelle in forma hanno recate leggiadra e pontificale, intanto che paoneggiar con esse nelle chiese e nelle piazze, come con le lor robe i secolari fanno, non si vergognano; e quale col giacchio il pescatore d’occupar ne’ fiumi molti pesci ad un tratto, cosí costoro, con le fimbrie ampissime avvolgendosi, molte pinzochere, molte vedove, molte altre sciocche femine ed uomini d’avvilupparvi sotto s’ingegnano, ed è loro maggior sollecitudine che d’altro esercizio. E per ciò, acciò che io piú vero parli, non le cappe de’ frati hanno costoro, ma solamente i colori delle cappe. E dove gli antichi la salute disideravan degli uomini, quegli d’oggi disiderano le femine e le ricchezze; e tutto il loro studio hanno posto e pongono in ispaventare con romori e con dipinture le menti degli sciocchi ed in mostrare che con limosine i peccati si purghino e con le messe, acciò che a loro che per viltá, non per divozione, son rifuggiti a farsi frati, e per non durar fatica, porti questi il pane, colui mandi il vino, quello altro faccia la pietanza per l’anima de’ lor passati. E certo egli è il vero che le limosine e l’orazioni purgano i peccati: ma se coloro che le fanno vedessero a cui le fanno o il conoscessero, piú tosto o a sé il guarderieno o dinanzi ad altrettanti porci il gitterieno. E per ciò che essi conoscono che, quanti meno sono i possessori d’una gran ricchezza, tanto piú stanno ad agio, ognuno con romori e con ispaventamenti s’ingegna di rimuovere altrui da quello a che esso di rimaner solo disidera. Essi sgridano contra gli uomini la lussuria, acciò che, rimovendosene gli sgridati, agli sgridatori rimangano le femine; essi dannan l’usura ed i malvagi guadagni, acciò che, fatti restitutori di quegli, si possan fare le cappe piú larghe, procacciare i vescovadi e l’altre prelature maggiori di ciò che