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novella quinta 213

dico che io mi reputerei maggior grazia che voi cosa che io far potessi, che vi piacesse, mi comandaste, che io non terrei che, comandando io, tutto il mondo prestissimo m’ubidisse. Adunque, se cosí son vostro come udite, che sono, non immeritamente ardirò di porgere i prieghi miei alla vostra altezza dalla qual sola ogni mia pace, ogni mio bene e la mia salute venir mi puote, e non altronde: e sí come umilissimo servidor vi priego, caro mio bene e sola speranza dell’anima mia, che nell’amoroso fuoco, sperando in voi, si nutrica, che la vostra benignitá sia tanta, e sí ammollita la vostra passata durezza verso di me dimostrata che vostro sono, che io, dalla vostra pietá riconfortato, possa dire che, come per la vostra bellezza innamorato sono, cosí per quella aver la vita; la quale, se a’ miei prieghi l’altiero vostro animo non s’inchina, senza alcun fallo verrá meno, e morrommi, e potrete esser detta di me micidiale. E lasciamo stare che la mia morte non vi fosse onore, nondimeno credo che, rimordendovene alcuna volta la coscienza, ve ne dorrebbe d’averlo fatto, e talvolta, meglio disposta, con voi medesima direste: — Deh! quanto mal feci a non aver misericordia del Zima mio! — E questo pentere non avendo luogo, vi sarebbe di maggior noia cagione; per che, acciò che ciò non avvenga, ora che sovvenire mi potete, di ciò v’incresca, ed anzi che io muoia a misericordia di me vi movete, per ciò che in voi sola il farmi il piú lieto ed il piú dolente uomo che viva dimora. Spero tanta essere la vostra cortesia, che non sofferrete che io per tanto e tale amore morte riceva per guiderdone, ma con lieta risposta e piena di grazia riconforterete gli spiriti miei, li quali spaventati tutti trieman nel vostro cospetto. — E quinci tacendo, alquante lagrime dietro a profondissimi sospiri mandate per gli occhi fuori, cominciò ad attender quello che la gentil donna gli rispondesse. La donna, la quale il lungo vagheggiare, l’armeggiare, le mattinate e l’altre cose simili a queste per amor di lei fatte dal Zima muovere non avean potuto, mossero l’affettuose parole dette dal ferventissimo amante, e cominciò a sentire ciò che prima mai non aveva sentito, cioè che amor si fosse. E quantunque, per