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chiusa 179

nel quale ardendo in festa vivo e ’n gioco,
te adorando come un mio iddio.
     Tu mi ponesti innanzi agli occhi, Amore,
il primo di ch’io nel tuo foco entrai,
un giovanetto tale,
che di biltá, d’ardir né di valore
non se ne troverebbe un maggior mai,
né pure a lui equale;
di lui m’accesi tanto, che aguale
lieta ne canto teco, signor mio.
     E quel che ’n questo m’è sommo piacere
è ch’io gli piaccio quanto egli a me piace,
Amor, la tua merzede;
per che in questo mondo il mio volere
posseggo, e spero nell’altro aver pace,
per quella intera fede
che io gli porto: Iddio, che questo vede,
del regno suo ancor ne sará pio.


Appresso questa, piú altre se ne cantarono, e piú danze si fecero e sonarono diversi suoni: ma estimando la reina tempo essere di doversi andare a posare, co’ torchi avanti ciascuno alla sua camera se n’andò, e li due dí seguenti a quelle cose vacando che prima la reina avea ragionate, con disidèro aspettarono la domenica.