sarebbe caro, sopra l’allegrezza la qual tu hai, se tu qui la tua madre vedessi? — A cui Giuffredi rispose: — Egli non mi si lascia credere che i dolori de’ suoi sventurati accidenti l’abbian tanto lasciata viva: ma se pur fosse, sommamente mi saria caro, sí come colui che ancora, per lo suo consiglio, mi crederei gran parte del mio stato ricoverare in Cicilia. — Allora Currado l’una e l’altra donna quivi fece venire. Elle fecero ammendune maravigliosa festa alla nuova sposa, non poco maravigliandosi quale spirazione potesse essere stata che Currado avesse a tanta benignitá recato, che Giannotto con lei avesse congiunto; al quale madama Beritola, per le parole da Currado udite, cominciò a riguardare, e da occulta vertú desta in lei alcuna rammemorazione de’ puerili lineamenti del viso del suo figliuolo, senza aspettare altro dimostramento, con le braccia aperte gli corse al collo: né la soprabbondante pietá ed allegrezza materna le permisero di potere alcuna parola dire, anzi sí ogni vertú sensitiva le chiusero, che quasi morta nelle braccia del figliuolo cadde. Il quale, quantunque molto si maravigliasse, ricordandosi d’averla molte volte avanti in quel castel medesimo veduta e mai non riconosciutala, pur nondimeno conobbe incontanente l’odor materno, e se medesimo della sua preterita trascutaggine biasimando, lei nelle braccia ricevuta lagrimando, teneramente basciò. Ma poi che madama Beritola, pietosamente dalla donna di Currado e dalla Spina aiutata, e con acqua fredda e con altre loro arti in sé le smarrite forze ebbe rivocate, rabbracciò da capo il figliuolo con molte lagrime e con molte parole dolci, e piena di materna pietá mille volte o piú il basciò, ed egli lei reverentemente molto la vide e ricevette. Ma poi che l’accoglienze oneste e liete fûro iterate e quattro volte, non senza gran letizia e piacere de’ circostanti, e l’uno all’altro ebbe ogni suo accidente narrato; avendo giá Currado a’ suoi amici significato con gran piacer di tutti il nuovo parentado fatto da lui, ed ordinando una bella e magnifica festa, gli disse Giuffredi: — Currado, voi avete fatto me lieto di molte cose e lungamente avete onorata mia madre: ora, acciò che niuna parte, in quello che per voi si possa,