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118 giornata seconda

nemico il commisi. Quello che tu offeri di voler fare, sempre il disiderai, e se io avessi creduto che conceduto mi dovesse esser suto, lungo tempo è che domandato l’avrei: e tanto mi sará ora piú caro, quanto di ciò la speranza è minore. Se tu non hai quello animo che le tue parole dimostrano, non mi pascere di vana speranza: fammi ritornare alla prigione, e quivi quanto ti piace mi fa’ affliggere, ché tanto quanto io amerò la Spina, tanto sempre per amor di lei amerò te, che che tu mi facci, ed avrotti in reverenza. — Currado, avendo costui udito, si maravigliò e di grande animo il tenne ed il suo amore fervente reputò, e piú ne l’ebbe caro: e per ciò, levatosi in piè, l’abbracciò e basciò, e senza dar piú indugio alla cosa comandò che quivi chetamente fosse menata la Spina. Ella era nella prigione magra e pallida divenuta e debole, e quasi un’altra femina che esser non soleva, parea, e cosí Giannotto uno altro uomo; i quali nella presenza di Currado di pari consentimento contrassero le sponsalizie secondo la nostra usanza. E poi che piú giorni, senza sentirsi da alcuna persona di ciò che fatto era alcuna cosa, gli ebbe di tutto ciò che bisognò loro e di piacere era fatti adagiare, parendogli tempo di farne le loro madri liete, chiamate la sua donna e la Cavriuola, cosí verso lor disse: — Che direste voi, madonna, se io vi facessi il vostro figliuolo maggior riavere, essendo egli marito d’una delle mie figliuole? — A cui la Cavriuola rispose: — Io non vi potrei di ciò altro dire se non che, se io vi potessi piú esser tenuta che io non sono, tanto piú vi sarei quanto voi piú cara cosa che non sono io medesima a me, mi rendereste: e rendendolami in quella guisa che voi dite, alquanto in me la mia perduta speranza rivocareste. — E lagrimando si tacque. Allora disse Currado alla sua donna: — Ed a te che ne parrebbe, donna, se io cosí fatto genero ti donassi? — A cui la donna rispose: — Non che un di loro, che gentili uomini sono, ma un ribaldo, quando a voi piacesse, mi piacerebbe. — Allora disse Currado: — Io spero infra pochi di farvi di ciò liete femine. — E veggendo giá nella prima forma i due giovani ritornati, onorevolemente vestitigli, domandò Giuffredi: — Che ti