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112 giornata seconda

cosí lei poppavano come la madre avrebber fatto, e d’allora innanzi dalla madre a lei niuna distinzion fecero; per che, parendo alla gentil donna avere nel diserto luogo alcuna compagnia trovata, l’erbe pascendo e bevendo l’acqua e tante volte piagnendo quante del marito e de’ figliuoli e della sua preterita vita si ricordava, quivi ed a vivere ed a morire s’era disposta, non meno dimestica della cavriuola divenuta che de’ figliuoli. E cosí dimorando la gentil donna divenuta fiera, avvenne dopo piú mesi che, per fortuna, similmente quivi arrivò un legnetto di pisani dove ella prima era arrivata, e piú giorni vi dimorò. Era sopra quel legno un gentile uomo chiamato Currado de’ marchesi Malespini con una sua donna valorosa e santa: e venivano di pellegrinaggio da tutti i santi luoghi li quali nel regno di Puglia sono, ed a casa loro se ne tornavano. Il quale, per passare malinconia, insieme con la sua donna e con alcuni suoi famigliari e con suoi cani un dí ad andare infra l’isola si mise: e non guari lontano al luogo dove era madama Beritola, cominciarono i cani di Currado a seguire i due cavriuoli, li quali giá grandicelli pascendo andavano; li quali cavriuoli, da’ cani cacciati, in nulla altra parte fuggirono che alla caverna dove era madama Beritola. La quale, questo veggendo, levata in piè e preso un bastone, li cani mandò indietro: e quivi Currado e la sua donna, che i lor cani seguitavan, sopravvenuti, veggendo costei, che bruna e magra e pelosa divenuta era, si maravigliarono, ed ella molto piú di loro. Ma poi che a’ prieghi di lei ebbe Currado i suoi cani tirati indietro, dopo molti prieghi la piegarono a dire chi ella fosse e che quivi facesse; la quale pienamente ogni sua condizione ed ogni suo accidente ed il suo fiero proponimento loro aperse. Il che udendo Currado, che molto bene Arrighetto Capece conosciuto avea, di compassion pianse e con parole assai s’ingegnò di rimuoverla da proponimento sí fiero, offerendole di rimenarla a casa sua o di seco tenerla in quello onore che sua sorella, e stesse tanto che Iddio piú lieta fortuna le mandasse innanzi. Alle quali profferte non piegandosi la donna, Currado con lei lasciò la moglie e le disse che da mangiare quivi facesse