e ricchi arnesi vide; per le quali cose, sí come nuovo, fermamente credette lei dovere essere non men che gran donna: e postisi a sedere insieme sopra una cassa che a piè del suo letto era, cosí gli cominciò a parlare: — Andreuccio, io sono molto certa che tu ti maravigli e delle carezze le quali io ti fo e delle mie lagrime, sí come colui che non mi conosci e per avventura mai ricordar non m’udisti: ma tu udirai tosto cosa la quale piú ti fará forse maravigliare, sí come è che io sia tua sorella; e dicoti che, poi che Iddio m’ha fatta tanta grazia, che io anzi la mia morte ho veduto alcuno de’ miei fratelli, come che io disideri di vedervi tutti, io non morrò a quella ora che io consolata non muoia. E se tu forse questo mai piú non udisti, io tel vo’ dire. Pietro, mio padre e tuo, come io credo che tu abbi potuto sapere, dimorò lungamente in Palermo, e per la sua bontá e piacevolezza vi fu ed è ancora da quegli che il conobbero amato assai: ma tra gli altri che molto l’amarono, mia madre, che gentil donna fu ed allora era vedova, fu quella che piú l’amò, tanto che, posta giú la paura del padre e de’ fratelli ed il suo onore, in tal guisa con lui si dimesticò, che io ne nacqui, e sonne qual tu mi vedi. Poi, sopravvenuta cagione a Pietro di partirsi di Palermo e tornare in Perugia, me con la mia madre piccola fanciulla lasciò, né mai, per quello che io sentissi, piú né di me né di lei si ricordò; di che io, se mio padre stato non fosse, forte il riprenderei, avendo riguardo alla ’ngratitudine di lui verso mia madre mostrata, lasciamo stare all’amore che a me come a sua figliuola non nata d’una fante né di vil femina dovea portare; la quale le sue cose e sé parimente, senza sapere altramenti chi egli si fosse, da fedelissimo amor mossa rimise nelle sue mani. Ma che è? Le cose mal fatte e di gran tempo passate sono troppo piú agevoli a riprendere che ad emendare; la cosa andò pur cosí. Egli mi lasciò piccola fanciulla in Palermo, dove, cresciuta quasi come io mi sono, mia madre, che ricca donna era, mi diede per moglie ad un da Gergenti, gentile uomo e da bene, il quale per amor di mia madre e di me tornò a stare in Palermo, e quivi, come colui che è molto guelfo,