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novella quinta 97

femina il fece volentieri; e costui, rendutele quelle grazie le quali poteva maggiori del beneficio da lei ricevuto, recatosi suo sacco in collo, da lei si partí: e montato sopra una barca, passò a Brandizio e di quindi marina marina si condusse infino a Trani, dove trovati de’ suoi cittadini li quali eran drappieri, quasi per l’amor di Dio fu da lor rivestito, avendo esso giá loro tutti li suoi accidenti narrati, fuori che della cassa; ed oltre a questo, prestatogli cavallo e datagli compagnia, infino a Ravello, dove del tutto diceva di voler tornare, il rimandarono. Quivi parendogli esser sicuro, ringraziando Iddio che condotto ve l’avea, sciolse il suo sacchetto, e con piú diligenza cercata ogni cosa che prima fatto non avea, trovò sé avere tante e sí fatte pietre, che, a convenevole pregio vendendole ed ancor meno, egli era il doppio piú ricco che quando partito s’era. E trovato modo di spacciar le sue pietre, infino a Gurfo mandò una buona quantitá di denari, per merito del servigio ricevuto, alla buona femina che di mare l’avea tratto, ed il simigliante fece a Trani a coloro che rivestito l’aveano; ed il rimanente, senza piú voler mercatare, si ritenne, ed onorevolemente visse infino alla fine.

[V]

Andreuccio da Perugia, venuto a Napoli a comperar cavalli, in una notte da tre gravi accidenti soprappreso, da tutti scampato, con un rubino si torna a casa sua.


Le pietre da Landolfo trovate — cominciò la Fiammetta, alla quale del novellare la volta toccava — m’hanno alla memoria tornata una novella non guari meno di pericoli in sé contenente che la narrata dalla Lauretta, ma in tanto differente da essa, in quanto quegli forse in piú anni e questi nello spazio d’una sola notte addivennero, come udirete.

Fu, secondo che io giá intesi, in Perugia un giovane il cui nome era Andreuccio di Pietro, cozzone di cavalli, il quale, avendo inteso che a Napoli era buon mercato di cavalli, messisi

G. BOCCACCIO, Decameron - I. 7