pregiando vivere più, tratta fuori la spada, ch’egli avea portata con seco, disposto morire presso alla fontana, alla quale esso era già presso, se la ficcò nel petto. Istante Tisbe pensando che lo lione fosse partito, e avesse bevuto, acciocchè non paresse avere ingannato l’amante, per non tenere quello sospeso in aspettare, pianamente cominciò a tornare alla fontana. Alla quale essendo già presso, sentendo Piramo ancora sbattersi, impaurita poco meno tornò addietro. E finalmente per lo lume della luna s’accorse che egli era lo suo Piramo, e andata correndo ad abbracciarlo, trovò quello giacere nel sangue che era uscito dalla ferita, e già essere allo estremo1 della morte. La quale, come ella lo vide, dapprima impaurita, finalmente trista, con grandissimo pianto sforzossi2 indarno di darli aiutorio, e baciandolo e abbracciandolo per lungo spazio, ma non potendo3 torgli alcuna pa-
- ↑ Cod. Cass. allo eterno della morte.
- ↑ Cod. Cass. sfogorgi modarno di darli aiutorio.
- ↑ Cod. Cass. ma non potergli torgli alcuna.