tuo amore. Ma finalmente crescendo l’ardore, cominciarono a fuggire, e determinarono nella seguente notte ingannare i suoi, e uscirsi di casa, e andare a un bosco presso alla città ad una fonte presso alla sepoltura del re Nino e che aspettasse quello che andasse più tardi. Tisbe, forse più calda di amore, ingannò i suoi; con un mantello addosso sola di mezzanotte uscì fuori prima, e facendole lume la luna, andò senza paura a quel bosco, e spettando presso alla fontana, levando sollecita la testa per ogni movimento di cose, fuggì per uno lione che veniva alla fontana, lasciando per disavventura il mantello. Lo lione pasciuto, poi che ebbe bevuto, trovò lo mantello, stracciollo con le unghie, e lasciollo alquanto insanguinato, e partissi. In quel mezzo similmente Piramo uscito di casa arrivò al bosco, e trovò lo mantello, e stando attento per la tacita notte, e vedendo quello stracciato; pensò che Tisbe fusse stata divorata da quella fiera, e con molto pianto rinsonava in quel luogo chiamandosi misero, essere stato cagiona di crudel morte all’amata fanciulla1; e dis-
- ↑ Cod. Cass. alla matta fanciulla. Test. Lat. dilectissimae virgini.