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capitolo vii. 59

per la sua bellezza eccellente, che per la sua vituperosa invenzione. Dunque fu tanto splendida per la bellezza della faccia, e di tutto il corpo, che spesse volte ingannava lo vedere di quelli che la vedevano. Perchè alcuni credevano, quella essere stella, che noi chiamiamo Venere, altri credevano che fosse femmina celestiale discesa in terra di grembo di Giove e, brievemente, tutti presi d’oscura ignoranza confermavano, quella essere immortale Dea, la quale eglino sapevano, essere partorita da mortale femmina1; e affermavano con tutte le forze, quella madre dello infelice Amore, lo quale egli chiamano Cupidine. E non mancavano a quella l’arti di pigliare con varj atti la mente degli stolti che guardavano quella. Le quali opere lavorando, fu proceduto, che non potendo contrastare alle disonestà di quella donna, le quali non scriverò tutte per ordine, fu reputata figliuola di Giove, e una delle venerabilissime Dee. E non fu onorata solamente

  1. Cod. Cass. la quale gli sapevano quella essere partorita, ecc.