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capitolo v. 53

la pigrizia, l’ozio, e la lussuria, che insino a quel tempo era stata fredda, cominciò a scaldarsi con grandissimo danno del mondo1. Che forse è peggio, se nel passare degli anni, come alcuna volta avviene per disposizione del cielo, o per guerre, le terre rispondono variamente, siegue la carestia delle biade, il digiuno è più duro che non era prima, e l’aspra fame, non conosciuta mai nelle selve, entra nelle piccole case dei poveri uomini, spesse volte non senza pericolo del ricco. Da questa nasce la magrezza, la infernale pallidezza, la debolezza, per la quale si va tremando, e molte ragioni d’infermitadi, e della affrettata2 morte. Le quali cose considerate con altre cose senza novero, appena so, anzi lo so, che fu da mettere innanzi quelli secoli d’oro, rozzi e agresti a questi nostri di ferro e adornati.

  1. Cod. Cass. chon grandissima referenzia del mondo. Test. Lat. maxima orbis incommodo.
  2. Cod. Cass. Della frema morte. Test. Lat. festinatae mortis.