ostacolo, ed aprì la via a Maometto II suo figlio per salire il trono di Costantinopoli. Maometto in robustissime membra chiudeva anima di conquistatore, e tutti i vizj e le virtù che da quella non mai si scompagnano. Nel 1433 stringe Costantinopoli di fiero assedio, e solo quando per ferite il prode Giustiniani si tolse dalle mura, egli per assalto l’ottenne; come se il petto d’un Italiano fosse il propugnacolo massimo del morente imperio di Roma. La caduta del Greco Impero mise grandissima temenza negli animi de’ potentati d’Italia, ma non li volse a miglior talento. Niccolò V, allora pontefice, a cui riuscì acerba la nuova di questo conquisto, non si stette con le mani alla cintola come a spettacolo da vedere e non altro. Egli che dal 1451 avea mandato in Alemagna il Cardinal di Cusa per accordare le menti e spronarle alla guerra contro il Turco, in Francia il Cardinal Estoutville, in Inghilterra l’Arcivescovo di Ravenna Orsini per racconciare e rimettere in buona pace questi due regni guerreggianti, ora più che mai fe’ sentire sua voce dalla sedia di S. Pietro. Ma l’Italia bolliva, ed era in discordia. Ferdinando, re di Napoli, guerreggiava con Firenze, Venezia con Milano, i Fregosi e gli Adorni con intestine discordie ponevano a mal partito Genova; Francia con Brettagna... ma che dico de’ Transalpini? Italia solo in quella età sua virile bastava alla comune salvezza; ma