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sua Biblioteca Cesarea, fa pure ricordanza di una lettera dell’Imperadore de’ Turchi volta in favella germana; e forse non sarà diversa da questa che mandiamo a luce.
L’Impero Greco, fondato sulle rovine di quel di Roma, nacque barcollante, e nel corso di 1123 anni che stette in piedi corse grandissimi pericoli e per le esterne aggressioni de’ Barbari, per intestine discordie, e per imbecilli governanti che a quisquiglie teologiche più che a’ maneggi de’ negozj dello stato avevano l’animo rivolto. Tra i Barbari, co’ quali i Greci sostennero più fiera lotta, furono i Turchi. Le opinioni religiose che predicò quel solenne impostore Maometto avea in certa guisa cangiata la condizione delle menti degli Arabi: un paradiso di voluttà carnali promesso a’ morienti in battaglia rendeva gli uomini oltre modo ardenti nelle zuffe, e sprezzatori per non dire cercatori della morte; e perciò loro possanza nel nascere fu come torrente che subita piena crebbe, innondò, devastò.
I Turchi nell’undecimo secolo escirono dalle gole del Caucaso, e piombando sulla Persia, infiacchita per guerre durate coi signori di Costantinopoli, le posero il giogo, e minacciarono di rovina la stessa sede dell’Impero Greco.
Sotto l’imperio di Costantino Ducas nell’undecimo secolo mettono a soqquadro gli stati della Grecia. Il prode Romano Diogene in molte battaglie avea rintuzzato loro orgoglio, ma final-