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gli esemplari di Anastagio avvertì le parole ut asseritur, ut dicitur, delle quali il Romano Bibliotecario usava nella narrazione della Papessa; e benissimo conchiude, non essere questo modo di raccontare cosa, e cosa di rilievo veduta coi proprj occhi, ma bensì novella raccolta veramente al trivio. Questo solo avvertimento del Sarrau, che scopre hastevolmente la frode dell’impostore che cacciò questa favola nella cronica di Anastagio, ne toglie l’obbligo di andar più per le lunghe. Ma a che t’interniamo, o leggitore? Gravissime ragioni, che nel Labbè, nel Natale Alessandro, nell’Allazio ed in cento altri non volgari scrittori tu potrai rinvenire, e che per amore di brevità tralasciamo, molto fortemente guarentiscono nostro avviso da qualunque opposizione; dappoichè nè Mariano Scoto, nè Martino Polono hanno lasciato scritto nelle di loro croniche il fatto di Giovanna, ma fuvvi da mano corruttrice messo per forza.

Noi da questo assai brieve argomentare ne avvisiamo andar chiarita la questione; che se poi agli eretici specialmente non vadano a sangue le nostre parole, e amano battersi a battaglia finita noi ci chiamiamo da parte, ed il solo Blondel Protestante terrà nostro campo. Egli, sordo ai richiami dei suoi confratelli, che lo predicavano traditore di loro Chiesa, e corrotto da’ danari dei Papisti, avendo dato il nome alla Riforma, e non la ragione, scrisse un libro a bella posta