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capitolo iii. 45

berò Giove, Nettuno e Plutone dalla morte, patteggiata da Titano1 con Saturno. Li quali, essendo uomini, arrivarono a fama di Dei per la ignoranza degli uomini di quella etade. E questa non solamente acquistò onore di Reina, anzi per errore degli uomini fu riputata maravigliosa Dea, e madre degli Dei: e a lei per pubblici ordinamenti furono diterminati templi, sacerdoti e sacrificj. E in tanto crebbe questo vituperoso male, che essendo in fatica i Romani nella seconda guerra degli Africani, quasi per salutevole aiutorio, mandarono ambasciadori di loro dei consoli ad Attalo re di Pergamo a domandare la statua di quella2 con grandissimi prieghi, e l’ordine dei sacrificj. E fu tolto da Pesinunte terra d’Asia un sasso quasi mal formato; e portato in Roma con diligenzia; e finalmente allogato in un maraviglioso tempio, come

  1. Cod. Cass. patteggiando etinone. Test. Lat. A Titano fratre pacta.
  2. Cod. Cass. lasciava di quella. Test. Lat. simulacrum ejus. Betus. l’immagine. Sembra che meglio risponda alla voce latina simulacrum quella di statua.