mento nel tralasciare storica verità. Che se poi tutti gli scrittori coevi, come membri della Chiesa Romana avessero consentito nell’occultare ai posteri fatto che a vergogna di loro Chiesa tornava, da quale cagione faremo noi derivare il silenzio di altri scrittori coevi, nimicissimi del seggio di S. Pietro, e bramosi (come tra gli eretici corre usanza) di apporre delitto o errore alla Chiesa Romana? Una donnicciattola di mal partito assisa su la cattedra di S. Pietro, la quale nel nono secolo per benevolenza di Carlo Magno, e di Pipino non poco s’innalzava su i troni delle potestà laicali per innata spirituale possanza e per acquisita signoria, era forse oscuro personaggio che poteva aggirarsi nelle tenebre della corte pontificia senza che gli eretici ne avessero contezza? e gli stessi cattolici non ne avrebbero fatto pubblico e grande ragionare? Fozio, vivente nel nono secolo e nell’anno a cui Scoto assegna l’elezione di Giovanna alla santa Sede, uomo fornito di grandissimo ingegno, colto in molta parte di studj, di cuore corrotto, astutissimo quanto ne cape in Greco imbroglione, per ambizione e per ripetuti anatemi furente contro a’ Romani Pontefici, il quale nella corte di questi avea suoi satelliti, che i fatti di loro gli rapportassero, per avere onde calunniarli, e dare un varco alla bile che gli bolliva nel petto, Fozio, dissi, non solo si astiene delle querele contro ai cattolici, e non li mette in beffe, come quei che soffrivano reg-