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a papa nicolò quinto. |
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difetto dei tuoi antecessori la Grecia, la Tracia, la Boezia, la Tessaglia, la Lacedemonia, Atene e gli altri luoghi a noi inimici al nostro popolo erano fatti ribelli, soffri che io con mia ricca possa gli rimetta il giogo. Come non è errore innarrabile il tuo, che tu e tutti i tuoi seguaci, nati dell’antica nostra origine, sii ora contrario a me e a mia gente, desiderosi di ponere in supplicio chi tanto tempo ve n’ha tenuti in amaro esilio? Io non vengo per mutare o innovare religione per forza, come può fare di ciò testimonio il nostro Bisanzio, o vogli Costantinopoli, nuovamente ridutto alla nostra obbedienza, e simile Pera città, Ragusa e gli altri luoghi: anzi sarà forse possibile che quando io avrò rimesso il mondo in assetto; e fatto chiaro da te dai tuoi predicatori della santa vita e de’ miracoli grandi del vostro Jesu Cristo, io mi convertirò a vostra religione: della qual cosa, i miei grandi Astrologhi dicono, i cieli minacciano; e io, incerto del migliore partito, mi guiderò per li corsi del Cielo, prima messo ad effetto il proposito mio.