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l’antica solennità di questa santa mente approvata e conservata; e massimamente considerando avere a parlare alla prestantissima podestà di questi giustissimi rettori di somme dignità private e pubbliche, meritamente illustrissimi e degni, ora veggendomi circondato; all’autorità e fermo giudicio di tutti i principali magistrati di questo florentissimo popolo il mio piccolo ingegno si smarrisce, e temo non potere soddisfare a tanto peso, che ciascuno abbondante e copioso oratore farebbe tremante. Per questo due grazie nel mio dire domando alle benignità vostre: la prima, che la ubbidienza mi sia accettata da voi per sufficiente scusa di quello che in me da alcuno potesse essere in presunzione istimato, per avere preso questo ufficio del dire, al quale ciascuno di questi miei maggiori più degnamente e meglio arebbe soddisfatto; la seconda, che diligentemente vi piaccia udirmi, acciocchè, da voi corretto, possa, come io desidero, emendare quello in che per me si mancasse.

Molte considerazioni mi sono occorse all’animo, prestantissimi S. M. venerabili colleghi, e voi, ottimi Padri, le quali tutte con-