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capitolo ciii. 451

l’antica città di Napoli, sedia del regno; ed assediò per mare e per terra la regina in uno castello, lo quale, secondo che si diceva, era inespugnabile. La quale in brieve tempo, vecchia e miserabile, s’arrendè, e venne in arbitrio del nuovo re che fusse costretta da necessità, o ch’essa per inganno de’ suoi fusse mal consigliata e confortata, o, secondo che si dice, tradita. Dispogliata d’ogni signoria e libertà fu messa in onesta prigione a Nocera sotto buona e fidata guardia, dove dopo alcuni mesi finì sua vita; ma come ella morisse n’è varia opinione. Alcuni dicono, e questa più famosa opinione è tenuta vera, ch’ella morì naturalmente come la maggior parte degli uomini, essendo costretta d’infermità, e forse perchè ella, non degna e non meritevole della sua infelice sorte, menossi al fine quasi come sdegnosa di vivere. Altri sparlando contro al re, come è d’usanza de’ rei, hanno avuto ardire dire ch’ella fu avvelenata; la quale opinione dee parere vana e falsa, s’io guardo alla benignità di quello re contro a tutti i vinti da lui. Alcuni altri, mossi da diletto di fare lo peccato più aspro, non hanno temuto di mormorare, ch’ella fu