perfidia; e consentendo quello, lo cui nome santissimo tu ti sei sforzato beffare con lo malvagio spergiuro, con la ragione io ho riprovata la tua bugia, la quale è grandissima a me di te e di tuo matrimonio1. Io penso che tu credesti, essendo ancora in prigione, ch’io avessi smenticato me e la mia condizione, e che mattamente io desiderassi tua bellezza con un ardore femminile; e questa, come tu avessi ricoverato tua lihertà con la mia moneta, con una negazione beffare, e vituperarla; e come tu fossi tornato a’ primi onori torre per moglie più gentil donna: e quanto tu hai potuto, ti se’ sforzato al fatto; ma Colui che da alto vede le basse cose, e che non abbandona quegli che sperano in lui, conosciuta la purità della mia mente, ha fatto, che con poca mia fatica io abbia guasto i tuoi inganni, e discoperta la tua ingratitudine; e mostrassi la tua malvagità; e non ho fatto questo tanto per vituperare la tua crudeltà nè per mio fatto, ma perchè innanzi i tuoi frategli e gli altri possano ve-
- ↑ Test. Lat. mendacium quod mihi de te deque tuo conjugio per maximum est.