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capitolo cii. 435

sotto capitananza di Giovanni, conte di Chiaramonte, a quel tempo uomo di grandissima prodezza, per dare soccorso ai Liparitani assediati, per fame ridotti ad estremitade; nella quale armata montarono non solamente cavalieri condotti per soldo, ma molti nobili per aiutorio volontariamente, così di quegli della marina come di quegli che abitavano fra terra per acquistare gloria d’arme. Ed avea assediata quella città Gottifredo di Squillazzo, valente uomo, in questo tempo prefetto di mare di Roberto, re di Sicilia e di Gerusalem; il quale avea sì indeboliti quegli della terra, che egli assediò con marrangoni e difici da combattere1, e con le spesse battaglie, che si sperava che tosto s’arrendesse. E avendo saputo per ispie d’alcune barche, che l’armata de’ nimici era molto maggiore che la sua; ridotto le sue navi insieme, cominciò a aspettare la fortuna del fatto. Ma i nimici, presi subito i luoghi abbandonati, non impacciando alcuno, portarono2 lo soc.

  1. Cod. Cass. echo rimanghoni edi fici dachonbattere. Test. Lat. machinis bellicis.
  2. Cod. Cass. noninpacciarono alcuno portando