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capitolo ci. 431

innanzi sarebbe la distruzione del regno di Sicilia. Per lo quale augurio impaurito, e maravigliatosi, credendo allo augurio, cominciò a pensare con ansietà per che modo potesse avvenire per una donna; e non vedendo che potesse essere se non per lo marito e lo figliuolo di quella, avendo compassione al suo regno, diterminò, s’egli potesse, tor via questa per sua provisione. E acciocchè egli togliesse via la speranza del matrimonio e dei figliuoli, rinchiuse quella verginetta in un chiostro di monache, e fecele promettere a Iddio perpetua verginità: e non fu da dispregiare sua provisione se fusse giovato. Ma perchè noi stolti e deboli ponemo contro a Iddio i nostri sforzi1, il quale purga giustamente gli scellerati fatti degli uomini? certamente noi c’inganniamo ad una e minima percossa. Essendo morto lo suo santissimo padre e il suo fratello, non essendo rimaso niuno suo legittimo erede del regno salvo ella; avendo già consumata tutta sua gioventù, e già essendo fatta vecchia; e dopo la morte di Guglielmo avendo preso la corona

  1. Test. Lat. conatus exponimus.