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capitolo lxxxxix. 425

giuso la fortuna dell’imperio, nondimeno avea servato il nobile animo; prese speranza di ripigliare lo ’mperio, se ella donasse della moneta a’ maggiorenti. Aperto largamente lo tesoro ch’ella aveva riposto nel palazzo dove ella abitava dispartita, fece nascosamente favorevoli a sè gli animi degli principi dello imperio. E avendo condotti quegli con ampj doni a sua volontà, fece che quegli i quali l’avevano tolta la signoria pigliarono Costantino e accecaronlo; e così l’animosa donna ricoverò l’imperio, lo quale gli era stato tolto innanzi; e Costantino infermato morì. E finalmente avendo signoreggiato da capo cinque anni, fu assediata da Niceforo, il quale contraddiceva nel palazzo d’Eleuterio: il quale avendo ricevuta la corona da Acarisio Patriarca di Costantinopoli, favoreggiando Leone e Trifile patrizj, e Sicofe nuovamente fatti ricchi da Irene, tanto fece, che, come egli entrò ad Irene, usò con umiltà e con lusinghe; accorgendosi ella, nondimeno ella non dimandò alcuna cosa della signoria, se non il palagio nel quale ella era, acciocchè ottenuta la promissione della domanda, aprisse a lui tutto il tesoro. Le quali cose ottenute, lo