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capitolo lxxxxvii. 419

a lui presentata viva: per la qual cosa Aureliano fu glorioso non altrimenti che se egli avesse vinto uno grandissimo capitano, asprissimo nimico della repubblica; e salvando quella al trionfo, menolla a Roma co’ figliuoli. Poi fu apparecchiato il trionfo ad Aureliano maraviglioso per la presenza di Zenobia; nello quale, tra le altre cose nobili e degnissime di ricordanza, egli menò lo carro, lo quale Zenobia avea fatto fare di grandissimo pregio d’oro e di perle, sperando venire a Roma non prigione, ma donna imperadrice e trionfante, e possedere lo ’mperio di Roma. Dinanzi a quello carro ella andava co’ figliuoli, ed era legata il collo, le mani e i piedi con catene d’oro, con corona e vestimenti reali carichi di perle e di pietre preziose, intanto che, essendo ella fortissima, spesse volte per lo peso stava ferma. E finito il trionfo maraviglioso per lo tesoro, e per la virtù di Aureliano, dicesi che ella invecchiò co’ figliuoli in privato abito fra le donne romane; e fulle conceduto una possessione dal senato presso Tivoli, la quale dappoi per lungo spazio fu denominata da lei Zenobia, non molto lungi dal palazzo del divino Adriano, in quel luogo, che era chiamato dagli abitatori Conche.