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418 zenobia,

ancora Aureliano con ogni sollecitudine, pigliò l’andata contra Zenobia: è andando contro le nazioni barbare, avendo sconfitte nobilmente molte legioni, finalmente arrivò con molte legioni poco lungi da Emessa, città presso alla quale Zenobia non impaurita insieme con Zeba (il quale ella avea preso per compagno della guerra) ella s’era posta col suo oste, e in quel luogo fu combattuta aspramente e per lungo spazio della somma del fatto tra Aureliano e Zenobia; messa in rotta cogli suoi, cioè Zenobia, da Aureliano per la virtù de’ Romani, ridussesi a Palmira, dove subito ella fu assediata dal vincitore. E non volendo udire alcuna condizione d’arrendersi, difendevasi con maravigliosa diligenzia e sollecitudine, venuta già a necessità delle cose opportune. Poi non pensando i Palmireni contrastare alla possanza d’Aureliano, essendo eziandio sottratti dall’aiutorio di Zenobia quegli di Persia e d’Armenia e i Saracini, i quali venivano in suo aiuto, fu presa per forza quella città da’ Romani. Dalla quale città partita Zenobia colli figliuoli fuggì in Persia sopra i camelli, dove perseguita fu presa co’ figliuoli dalla gente d’Aureliano, e