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capitolo lxxxxvii. 417

di Persia volle essere adornata, e faceva conviti a simiglianza degl’imperadori romani, usando quegli vasi d’oro che ella avea uditi usare a Cleopatra. Benchè ella fusse grandissima conservatrice di tesoro, niuno fu più magnifico e più largo, dove le pareva che fusse il bisogno. E benchè per la maggior parte ella soprastasse in caccie e arme, non mancò che non imparasse le lettere d’Egitto, e ancora in parte le lettere greche sotto Longino filosofo, suo maestro. Per aiutorio delle quali ella vide tutte le storie latine, greche e barbare, con sommo studio, e con mandarle alla memoria; e non solamente questo, ma fu ancora creduto ch’ella riducesse quelle sotto brieve forma. E oltre al suo linguaggio ella seppe quello d’Egitto, quello di Soria; e volle che i figliuoli parlassino latino. Ma poche più parole al certo questa donna fu di tanto valore, che essendo vinti Galieno, Aurelio e Claudio imperadore, ella trasse contro a sè Aureliano, uomo di perfetta virtù, essendo egli fatto imperadore, per purgare la vergogna della nominanza de’ Romani, e per acquistare gran gloria. Essendo compiuta la guerra di Marco Mannico, essendo quietato