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sabina, cap. lxxxxiii. |
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rone fu morta, e Poppea congiunta in moglie a Cesare. Ma non godè per lungo spazio di sua grandezza, cercata e acquistata per lunghe arti: perchè ingravidata da capo, e a caso essendo adirato Nerone, percosse quella con un calcio, di che ella morì. Il cui corpo Nerone non volle che fusse arso secondo l’usanza de’ Romani, ma volle ch’ella fusse seppellita a modo dei re forestieri con sepoltura di gran pompa, facendola portare pubblicamente, e con molte cose odorifere volle ch’ella fusse posta nella sepoltura de’ Giulj. E in consiglio la lodò, e spezialmente di mirabile bellezza con lunga ed ornata orazione, attribuendo a lei alcuni doni di fortuna e di natura, di cui ella fu ornata, in luogo di famosissime virtù. Io aveva che dire, tra queste fortune di Poppea, contro alla troppa morbidezza e lusinghe e lascivie e le lagrime, le quali sono certissimo e mortalissimo veleno delle femmine all’animo di quelli che credono; ma io ho pensato di lasciare queste cose, acciocchè io non paia fare piuttosto una satira che una storia1.
- ↑ Cod. Cass. anco cheio non paia fare più tosto una santa storia. Test. Lat. ne viderer satyram potius quam historiam recitasse, ecc.