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capitolo lxxxxii. 393

mosissimo sopra gli altri uomini, fusse notato nel tradimento della congiurazione Pisoniana; sotto la quale ombra fu trovata la via da Nerone di fare crudeltà contro a Seneca per lo antico odio, anzi per lo debilitato animo per la virtù. Benchè alcuni abbiano pensato che per lo stimolare di Poppea e di Tigellino, solo consigliatore della crudeltà dello Imperadore, avvenisse che per lo centurione fusse comandato a Seneca, che egli s’eleggesse la morte; alla quale vedendo Paulina apparecchiare quello, lasciate le lusinghevoli consolazioni che ella volesse vivere per le quali ella era confortata; stimolata di castissimo amore, dispose con forte animo volere morire col marito insieme, e per quella medesima maniera di morte, acciocchè una medesima morte dissolvesse quei due, i quali onesta vita avea tenuti congiunti. E essendo quella entrata senza paura nell’acqua calda, acciocchè col marito in una medesima ora morisse, e avendo fatte aprire le vene, di comandamento dell’Imperadore, lo quale non aveva contro a quella alcuno particolare odio, ritraendo egli alquanto, per opprimere l’infamia della sua natura, quella fu campata dalla morte per gli servi, ma non