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capitolo lxxxvi. 369

mani, quasi come se fusse stato in mano di Antonio poterlo dare: lo quale egli promise darle, non essendo egli in buono senno, non pesando egli la sua forza opportunamente, nè la potenzia de’ Romani. Oh Iddio! come fu grande l’audacia di quella che domandò! e non fu minore la matterìa di quello che prometteva! Oh, come quello uomo era cortese donando inconsultamente! quasi come subito egli lo volesse fare, non altrimenti che se fusse stato la signoria d’una casella, a una femmina che domandava lo imperio appena ancora acquistato in tanti secoli con difficoltà, spargendo il sangue, e con la morte di tanti notabili uomini ed eziandio di tanti popoli, e con tante notabili opere e con tante battaglie! E perchè più parole? già era sparto il seme della guerra fra Ottaviano ed Antonio; e per questo avvenne che radunati gli sforzi dall’una parte e dall’altra, seguì la guerra. E Antonio e Cleopatra si fecero innanzi con l’armata di vele vermiglie d’oro, infino in Epiro; dove cominciata la battaglia cogli nemici in terra, e essendo rotti, cessaronsi indrieto a Azio, dove eglino dovevano provare la fortuna della battaglia na-