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proemio di m. boccaccio. |
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di tutti, quasi tra tutte queste Gentili non vi aver posto nessuna Ebrea e Cristiana. Ma sono restato, perchè non m’è paruto, che non molto si convengano insieme, nè che di pari abbiano desiderato giugnere all’istesso segno. Perciocchè quelle veramente per la vera e eterna gloria si sono sforzate spessissime volte vincere loro medesime contro l’avversità, e miserie umane, imitando i sacri e santi comandamenti; laddove queste, o per un certo dono di natura, o piuttosto mosse da desio di così subitano splendore, non senza però gran fortezza di mente sono a nome d’eternità pervenute, sopportando molte volte grandissime disgrazie e infiniti assalti di fortuna. Oltre di ciò quelle non solamente vivono chiarissime e risplendenti d’una vera e eterna luce di dovuta eternità, ma la loro virginità, castità, santità e virtù, così in vincere la concupiscenza della carne, come i tormenti dei tiranni, e invitta loro costanza conoscemo essere stata descritta in più d’un volume da molti santi uomini nelle sacre lettere dottissimi, e non poco onorati. E però nessuno dei meriti di quelle, come è stato, scritti da altri, non abbiamo voluto paragonare con queste, essendo di gran lunga maggiore delle presenti, che ora mi sforzo di scrivere perdarle alcun premio: alla qual opra pia Iddio, padre del tutto, sia presente, e porga favore a ciò che io sono per scrivere, concedendomi che abbia scritto in sua vera lode.