Pagina:Boccaccio - De claris mulieribus.djvu/351


capitolo lxxx. 347

rito, istimò comportare la morte con quel proposito che innanzi avea comportata la ferita del coltello del barbiere; e subito tornò all’antico proposito: e non avendo alcuno strumento alla volontaria morte, sì tosto, come richiedeva lo furore, gittossi in bocca gli carboni accesi senza alcuno dubbio, i quali ella avea presenti, e ardendo quegli la parte di drento, la vita fu costretta a partirsi. E non è dubbio che quanto quella fu più inusitata maniera di morte, tanto più diede dimostranza a quella che morì, che ella amasse lo marito; eziandio in niuna cosa si potè mettere d’inanzi alla sua fortezza quella di suo padre, lo quale s’aperse la via già con le sue mani1.

  1. Cod. Cass. ne eziandio niuna chosa si pote mettere dinanzi alla fortezza di suo padre loquale laprese lavia gia cholle sue madre. Test. Lat. cujus etiam fortitudini, patris reseratum manibus vulnus nil meritæ laudis potuit auferre.