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capitolo lxxvi. 329

donna andasse accanto ad uno re sì fatto a battaglia; acciocchè ella paresse maschio, innanzi all’altre cose tagliossi i biondi capegli, de’ quali hanno infinita gloria le donne, per esser principale ornamento del loro delicato volto; nè solamente consentì coprir quelli con l’elmo, ma bruttare quegli di sudore, di polvere, di raggine d’armi; e metter giuso i fregi d’oro, i giojelli e le vesti di porpora lunghe infino alli piedi, ovvero tagliarle corte infino a’ ginocchi1, e coprire con la corazza2 lo bianco petto, e calzarsi le gambiere, lasciare l’anella e ornamenti delle mani, in luogo di quegli portare lo scudo e la lancia, e cignersi l’arco e lo turcasso di Partia in luogo degli ornamenti del collo; e faceva ogni cosa sì attamente, che di dilicata reina pareva fatta uno antico cavaliere. Come se queste cose fussero state leggiere, ella usata alle reali camere, all’ozio e alle delicatezze, e a vedere l’armi rade volte, lasciate quelle cose,

  1. Cod. Cass. overono tagliate chorte infino aginocchi. Test. Lat. aut genu tenus resecare.
  2. Cod. Cass. cholcerotto. Test. Lat. lorica teggere.