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capitolo lxxv. 327

verti in contrario con somma lode di Claudia; e così ella, che era andata allo lido macchiata di vituperosa nota di lascivia, tornò a casa ornata di maraviglioso onore d’onestà. E benchè la cosa venisse secondo lo desiderio di Claudia; non è chi stimi, essere di sano intelletto (quantunque ella fusse innocente) ardire fare sì fatte cose, perchè volere fare quello che è fuori di natura, acciocchè alcuno mostri, sè essere senza colpa, è piuttosto tentare Iddio, che purgare lo biasimo dell’imposto peccato. Ma noi dobbiamo vivere santamente: e se noi saremo biasimati, Iddio non lo porterà senza nostro bene; e certamente egli vuole, acciò confermi la nostra pazienza, sia tolta via la superbia, e sia adoprata la virtù; e acciocchè noi ci allegriamo con noi medesimi, sapendo gli altri essere indegni. Assai è a noi, anzi è grandissima cosa, se noi viviamo bene, essendo conosciuti da Dio; e perciò se gli uomini non credono buoni noi, non è da curare, purchè noi facciamo bene; e se eglino pensano male, è da curare con tutta nostra forza in contrario, acciocchè piuttosto lasciamo quegli con lo reo pensiero, che noi operiamo male.