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capitolo lxxi. 317


chi dirà, questa non solamente Romana, ma della setta di Lucrezia piuttosto che barbara? ancora erano in sua presenza la prigione, e suonavanle intorno le catene dei vincitori; e sopra il capo apparecchiate le mannaje dell’aspro vendicatore; e non bastava a quella donna che le fusse renduta la sua libertà; perchè l’indegnazione del macchiato corpo avea sospinto l’onesto petto a sì gran forza, che l’animosa femmina, e vendicatrice dello scellerato fatto, non temè, se fusse bisognato, esser menata presa con le catene, entrare in prigione, e sottomettere la testa alle mannaje, intanto che con costante comandamento ella indusse i servi a fare morire l’adultero scellerato. Dove troverai più aspro uomo, più animoso capitano, e più costante imperadore contro a quegli che hanno mal meritato? dove udirai tu più sagace e più ardita femmina, e più sollecita servatrice d’onestade di donna? Vedeva questa donna con maravigliosa sottilità di mente, che meglio è andare a certa morte che tornare a casa del marito con incerto onore, e non poteva pruovare se non con grande pericolo, che la mente fosse stata casta nello sforzato corpo. Dunque in questo