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316 la moglie d’orgigante,


mine; alla guardia de’ quali posto uno centurione come egli vide la moglie d’Orgigante re, forte per l’età e maravigliosa per la bellezza, mosso a concupiscenza di quella, smenticandosi la romana onestà, contrastando quella quanto potè, adulterò quella. La qual cosa portò con tanto sdegno, che ella non desiderò più la libertà che la vendetta; ma ella cauta compresse lo desiderio tacendo; e come venne la moneta promessa per ricomperare i prigioni, la rinnovata ira nello petto casto di quella donna s’inasprì; la quale avendo pensato quello che ella dovesse fare, sciolta dalle catene, co’ suoi si trasse da parte, e disse al centurione, che pesasse l’oro. Alla quale opera il centurione teneva intenta la mano e gli occhi, ove ella in suo linguaggio non inteso da’ Romani, comandò a’ suoi servi, che eglino gli tagliassero la testa, dappoichè fusse morto; con la quale tornò in grembo a’ suoi. E arrivata alla presenza di suo marito e contata a quello la ingiuria ricevuta, essendo ella in prigione, gittò a’ piè di questo la testa che ella avea portata quasi per pagamento della ricevuta vergogna; e quasi come s’ella portasse la vendetta di una ingiuria. E