messa a Scipione; essendo egli in casa sua, innanzi che Scipione arrivasse in Africa, interdissegli per lettera la sua andata. Ma Scipione, giovane di grandissimo animo, dannata la malvagità dello barbaro re, messo in terra l’oste non molto lungi da Cartagine, vinse quello innanzi all’altre cose per Massinissa re suo compagno, e Lelio suo legato; per lo quale, avendo egli sconfitto lo suo oste, fu preso e legato, e menato a Cirta città reale in Numidia. E come egli fu mostrato legato con le catene ai suoi cittadini, fu arrenduta la terra a Massinissa; lo quale, non essendo ancora arrivato Lelio, entrò nella città, essendo tutte le cose in tumulto; e, come egli era armato, andando al palazzo del re, Sofonisfa gli si fe’ incontro; la quale conoscendo la sua fortuna, vedendo quello entrare nel portico, più adorno d’arme che gli altri, pensato che fusse il re, come egli era; servato l’animo della prima fortuna, inchinata1 innanzi a quello, disse così: Glorioso re, è piaciuto alla tua felicità che tu
- ↑ Cod. Cass. inchacciata. Test. Lat. ad ejus proclivis genua.