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capitolo lxv. 289


lamente s’astenessero da disonestà, ma eziandio più leggiermente si convertissero a più laudabile onestà; era stato comandato, secondo lo comandamento de’ Decemviri, per lo quale s’attendeva, che la più casta fra le donne romane consacrasse quello. E di tutta la moltitudine, della quale allora abbondava Roma, avvenne che furono elette cento, le quali fussero più famose di castità fra le altre; tra le quali fu eletta Sulpicia; e di comandamento del senato, secondo lo giudizio di quelle, ne furono elette dieci le più famose, e fra quelle dieci fu Sulpicia e ultimamente essendo domandata una delle dieci, di consenmento di tutte fu presentata Sulpicia: alla quale benchè fusse in quel tempo bella cosa consacrare la statua di Verticordia, molto fu maggior bellezza che ella fusse in tanta moltitudine messa innanzi a tutte le altre per castità, perchè non solamente fu guardata con ammirazione di tutti quegli che erano presenti quasi come una celestiale Dea, ma eziandio parve lo suo nome portato con ogni reverenzia per tutto lo tempo da venire a gloria incorruttibile. Ma dirà alcuno: Io domando se ne furono altre cento oneste; che potesse