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mini rade volte, e non mai ignudi. E penso, che la vergogna fusse cagione di questa usanza; perchè anticamente per la maggior, parte figurandosi le immagini ignude, o mezzo ignude, parevale le bisognasse o fare gli uomini imperfetti, o, se ella gli facesse perfetti, parevale che ella avesse smenticato la vergogna d’una vergine. E acciocchè non avvenisse alcuna di queste cose, pensò, esser meglio d’astenersi da ciascuna.

CAPITOLO LXV.

Sulpitia, moglie di Fulvio.

Sulpicia fu già una onorabilissima donna, la quale acquistò non meno lode, secondo la testimonianza delle donne romane, per la servata castità, che Lucrezia uccidendosi col coltello. E questa fu figliuola di Servio Patricolo, e moglie di Fulvio Flacco; e quegli amendue nobili uomini. E avendo lo senato, per ammaestramento dei libri Sibillini veduti dai Decemviri, determinato che fusse consacrata la statua di Venere Verticordia in Roma; acciocchè le vergini e le altre donne non so-