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286 marzia,


CAPITOLO LXIV.

Marzia di Varone.

Marzia di Varone fu già trovata a Roma servare perpetua verginità: ma qual Varone si fosse, non mi ricordo avere trovalo, e in che tempo. E penso, questa verginità osservata essere degna d’essere magnificata con lode; quando io penso, che quella femmina di sè, di sua volontà l’abbia servata integra, e non perchè sia stata costretta da superiore, perchè non la trovo legata per sacerdozio, nè per Vesta, nè per voto fatto a Diana, nè rimpacciata per altra professione. Per le quali cose sola integrità della mente servò lo suo corpo infino alla morte, immacolato d’ogni consorzio d’uomo, vincendo lo stimolo della carne, dal quale li scelleratissimi uomini sono stati vinti. E benchè Marzia sia degna di lode per questa laudabile astinenzia, non è meno da lodarla per la virtù di suo ingegno, e per l’artificio delle mani. Questa certamente, o che ella imparasse dal maestro, o che ella l’avesse per industria naturalmente, è incerto;